Infinite return (su Infinite Jest di D.F.W.)

Leggo Infinite Jest ormai da qualche anno, nel senso che quando lo finisco, o quando mi stufo di dove sono arrivato lo ricomincio, e ho paura che prima o poi succederà come per i film, che ormai da sei anni ne vedo soltanto uno, a pezzi, in loop, escludendo l’audio, nascondendo il visivo, insomma combinandone d’ogni. A volte penso alla famosa domanda sull’isola deserta, sai no, cosa ti porteresti se eccetera eccetera: ecco, è come se lo stessi già facendo, è come se sull’isola deserta io ci fossi già. Ma dicevo di Infinite Jest, che quando ho iniziato a leggerlo avevo il libro cartaceo, non so se hai presente quell’immondo mattone con centinaia di note scritte in corpo minuscolo. Era anche una questione fisica, voglio dire, di diottrie vergini (le mie sono state violentate fin da giovane dal Rocci) e di polsi d’acciaio, ed era ad esempio impossibile (per me) leggere Infinite Jest a letto con la sola luce del comodino accesa. Ora, con l’e-reader, ce l’ho sempre con me. Posso saltare come un’antilocapra ottica da una nota all’altra, sottolineare tutto ciò che voglio e trovarlo in un attimo. Fico, no? Ok, fine dello spot pro e-reader. L’ho fatta lunga, ma era solo per dire che adesso ce l’ho sempre con me. Che poi per i libri non è (ancora) come per i film, no, di libri ne leggo tanti. Ma quello, Infinite Jest voglio dire, è la spina dorsale di tutte le mie letture. Quando leggo qualcosa che non mi convince, mi ci sciacquo gli occhi; quando leggo qualcosa che mi piace, ci ritorno per vedere l’effetto che fa. Quando finisco un libro, prima di iniziarne un altro, faccio una pausa lì. Insomma, per me quel libro non custodisce soltanto il segreto della scrittura, ma anche e soprattutto quello della lettura. Della lettura contemporanea, voglio dire. Volevo fare un esempio chiarificatore, e invece riporto una frase che non è certo la più adatta ma che, da quando l’ho letta, non mi lascia più: “La giornata è mite e autunnale, la brezza dell’Est odora di commercio urbano e del vago aroma di pelle scamosciata delle foglie appena cadute”.


4 risposte a "Infinite return (su Infinite Jest di D.F.W.)"

    1. Il film è Lost in translation.
      In realtà ho anche provato a guardare Somewhere, ma a volte me lo dimentico, forse perché hanno molte cose in comune.
      Ma Somewhere non ha Bill Murray, e così…

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